lunedì 18 maggio 2009

L'indipendenza di India e Cina

L'India

Il processo di indipendenza dell'India dal potere coloniale britannico fu particolarmente interessante, perché si basò sulla non violenza (ahimsa) e applicò tecniche di disobbedienza civile (contravvenire a leggi ingiuste), di resistenza passiva (non reagire alla violenza) e del boicottaggio dei prodotti della madrepatria.. A guidarlo era l'avvocato Gandhi, soprannominato Mahatma (“grande anima”).

Terminata la Seconda Guerra Mondiale, il Regno Unito decise di abbandonare l'India. Per cercare di risolvere i contrasti tra indù e musulmani, decisero nel 1947 di dividere la colonia in due Stati: Unione Indiana (a maggioranza indù) e Pakistan orientale e occidentale (a maggioranza musulmana).

Purtroppo il fanatismo ebbe il sopravvento e lo stesso Gandhi, che cercò strenuamente di fermare i massacri, morì assassinato nel gennaio 1948 per mano di un fanatico indù. Lo scontro tra i due Stati dura tuttora, soprattutto per il controllo della regione del Kashmir.

La Cina





La decolonizzazione

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1945 e il 1975, l'Asia e l'Africa si liberarono del dominio coloniale (fenomeno chiamato “decolonizzazione”).

  1. In molte colonie da decenni erano sorti movimenti nazionalisti (ricorda quelli europei...) che chiedevano l'indipendenza. Utilizzavano spesso tattiche di guerriglia perché avevano scarsa preparazione militare e poche armi. Tuttavia l'appoggio della popolazione li rese spesso vittoriosi.

  2. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale molti "coloni" avevano combattuto accanto agli eserciti della madrepatria, maturando una nuova consapevolezza (i bianchi possono essere battuti, i bianchi si uccidono tra loro!).

  3. Erano inoltre cambiate le situazioni dei Paesi ricchi: alcuni erano ora troppo deboli per controllare le colonie, mentre USA e URSS preferivano controllare il mondo in altre forme (“sfere di influenza”).

I Paesi coloniali adottarono strategie diverse verso le colonie che chiedevano l'indipendenza.

  • Il Regno Unito, ad esempio, cercò di assecondare le richieste delle colonie, concedendo l'indipendenza e legando a sé le ex-colonie, spingendole ad aderire a un'associazione di tipo economico (il Commonwealth).

  • La Francia e il Portogallo, viceversa, concessero l'indipendenza solo dopo lunghe guerre, come quella di Algeria e del Mozambico.

Il processo di decolonizzazione iniziò in Asia, dove le antiche culture avevano rese più consapevoli i popoli: Indonesia (1945 dai Paesi Bassi), India (1947 dal Regno Unito), Indocina (1954 dalla Francia).

Negli anni '60 il processo passò in Africa, dapprima nel Nord, poi nell'Africa sub-sahariana.

Il mondo si arricchì così di nuovi soggetti: al “Primo mondo” (quello occidentale alleato con gli USA) e al “Secondo mondo” (quello orientale alleato con l'URSS) si affiancò il “Terzo Mondo” composta dai nuovi Stati.

I nuovi Stati dovevano però affrontare molti problemi.

  • Economici: spesso la loro economia era stata trasformata per produrre le materie prime (agricole o minerarie) necessarie alla madrepatria e mancavano i prodotti agricoli di consumo e le industrie;

  • Sociali: all'analfabetismo e alla povertà si univa spesso l'arbitrarietà dei confini (tracciati dai colonizzatori) che costringevano a far convivere popoli diversi, spesso in lotta tra loro.

  • Politici: quasi sempre mancava una classe dirigente, cioè persone con un'istruzione e un'esperienza sufficienti a guidare uno Stato.

Ciò ebbe molte conseguenze:

  1. l'economia dei nuovi Stati continuò a basarsi sull'esportazione di pochi prodotti agricoli (monocultura) o di materie prime (dal rame ai diamanti), continuando a dipendere dai Paesi del Primo e del Secondo mondo;

  2. esportando i loro prodotti a basso costo e importando prodotti industriali spesso molto costosi, i Paesi del Terzo Mondo videro crescere vertiginosamente il loro debito estero, finché giunsero a non poterlo più restituire;

  3. il governo cadde spesso nelle mani di persone avide, che utilizzarono il potere per arricchire se stesse e il loro clan, instaurando regimi autoritari;

  4. molti Stati furono ben presto dilaniati da guerre civili, spesso incoraggiate dalle potenze straniere, interessate a vendere armi e a impossessarsi delle materie prime;

  5. bisognosi di ogni cosa, i Paesi del Terzo Mondo caddero facilmente nella sfera di influenza degli USA o dell'URSS.

venerdì 15 maggio 2009

Gli scontri di una "guerra fredda"

La rivalità tra USA e URSS non si trasformò mai in scontro globale (anche per la paura delle armi atomiche in possesso di entrambe le potenze), ma prese la forma di una continua “corsa agli armamenti” e di una contrapposizione locale costante a cui si diede il nome di “guerra fredda”.

  1. Guerra di Corea (1950-53). La Penisola Coreana, sottratta ai Giapponesi sconfitti, venne divisa lungo il 38° parallelo: a Nord un governo amico dell'URSS, a Sud uno amico degli USA. La Corea del Nord invase la Corea del Sud e si arrivò ad uno scontro diretto tra le superpotenze, che per fortuna non venne esteso al resto dell'Asia. Provocò oltre un milione di vittime. La Corea è tuttora divisa.

  2. Costruzione del Muro di Berlino (1961). Per impedire la fuga dei cittadini dalla zona Est, le autorità della Repubblica Democratica fecero costruire un muro che separava la città, “crollato” solo nel 1989.

  3. Crisi di Cuba (1961-62). Nell'isola, che per la sua posizione strategica era controllata dagli USA, un movimento rivoluzionario di sinistra, guidato da Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara, sconfisse una dittatura militare. Gli USA appoggiarono un colpo di stato che fallì, mentre l'URSS pose sull'isola alcune basi di missili nucleari. Si sfiorò un altro conflitto, ma si giunse ad un accordo: ritiro delle basi sovietiche in cambio dell'impegno USA a rispettare il governo rivoluzionario. Rimase l'embargo economico.

  4. Guerra del Vietnam (1964-73). Indipendente dalla Francia nel 1954, la regione venne divisa in Vietnam del Nord (regime comunista appoggiato dall'URSS) e Vietnam del Sud (dittatura militare appoggiata dagli USA). Nel Sud nacque un movimento di liberazione (“vietcong”), appoggiato dal Nord. Gli USA intervennero con le loro truppe, ma non riuscirono a fermare la guerriglia dei partigiani. Anche per le pressioni dell'opinione pubblica americana (contestazione studentesca del '68), gli USA si ritirarono e il Vietnam si unificò (1976) sotto un regime comunista.

  5. Rivolte dei Paesi dell'Est. Nei Paesi appartenenti al Patto di Varsavia e sottomessi all'URSS, nacquero movimenti di opposizione contro i regimi comunisti che non concedevano libertà individuali, né benessere economico.
    Nel 1956 in Ungheria i carri armati sovietici repressero una insurrezione popolare che chiedeva libertà e una posizione di neutralità tra USA e URSS.
    Nel 1968 a Praga, capitale della Cecoslovacchia, i dirigenti comunisti attuarono un rinnovamento (“primavera di Praga”): aumentavano il rispetto dei diritti umani e ammettevano la proprietà privata.
    Ancora una volta l'esercito sovietico represse il movimento.

La “guerra fredda”, che si era in parte attenuata dopo la morte di Stalin (1953), terminerà solo con il dissolvimento del regime comunista in URSS agli inizi degli Anni Novanta.



Il secondo dopoguerra

La pace e le “zone di influenza”

Terminata la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati vincitori (USA, URSS, Regno Unito e Francia) si incontrarono a Potsdam (vicino a Berlino) e decisero di dividere l'Europa in due “zone di influenza”.
La zona orientale, liberata dall'Armata Rossa, sarebbe rimasta sotto il controllo dell'URSS mentre quella occidentale, liberata dagli Alleati, sotto il controllo degli USA.

Decisero anche le sorti degli sconfitti.

  • Divisero la Germania in quattro zone controllate dai rispettivi eserciti; stessa sorte toccò alla capitale Berlino. Avviarono inoltre un processo internazionale (“Processo di Norimberga”) contro i capi del nazismo, accusati di crimini contro l'umanità, concluso con la condanna a morte di 12 capi nazisti.

  • Al Giappone vennero sottratte tutte le terre conquistate prima e dopo la guerra e gli USA occuparono l'isola (fino al 1952). Imposero una nuova costituzione che prevedeva la smilitarizzazione del Paese.

  • Con l'Italia venne stipulato un trattato di pace che prevedeva perdite di territori a ovest e a est (Istria, Fiume, Dalmazia – Trieste fino al 1954) e di tutte le colonie.

Riorganizzarono infine la Società delle Nazioni, ora chiamata Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), con sede a New York, con un “governo” (Consiglio di Sicurezza) composto da USA, URSS, Regno Unito, Francia e Cina. Ciascuno ha tuttora diritto di veto, cioè di bloccare con un solo voto le decisioni.

Le “due superpotenze” e la divisione dell'Europa

Solo gli USA e l'URSS erano usciti davvero vincitori dalla Seconda Guerra Mondiale, con un'economia ancora in grado di funzionare ed eccezionali armamenti: si cominciò a parlare delle “due superpotenze”.

Erano però due sistemi profondamente diversi:

  • gli USA erano una democrazia con un'economia capitalista;

  • l'URSS era uno stato totalitario con un'economia comunista.

Così, ben presto, la collaborazione per combattere il nazismo avviata durante la guerra, lasciò il posto ad una reciproca diffidenza e il mondo si divise un due schieramenti contrapposi (i “due blocchi”): Stati alleati degli USA, Stati alleati dell'URSS.

Nell'immediato dopoguerra gli USA, temendo l'espansione del comunismo, proposero all'Europa stremata dalla guerra un piano di aiuti economici (“Piano Marshall”), rifiutato però dai Paesi controllati dall'URSS che temeva influenze politiche.

Dopo pochi anni gli schieramenti si consolidarono:

  • nel 1949 gli Stati dell'Europa occidente sottoscrissero con gli USA il Patto Atlantico per una reciproca assistenza militare ed economica, fondando la NATO;

  • gli Stati dell'Europa orientale sottoscrissero con l'URSS nel 1955 un analogo accordo (Patto di Varsavia).

La comunicazione tra le due regioni europee divenne difficilissima.

lunedì 11 maggio 2009

La II Guerra Mondiale in Italia

La fine del fascismo e l'armistizio

Il regime fascista cominciò a perdere il consenso della gente dopo le sconfitte militari, soprattutto in Nord Africa e in Russia, e l'inizio dei bombardamenti di USA e Regno Unito sulle città italiane.

Nel 1943 iniziarono varie forme di protesta:

  • alcuni scioperi (allora vietati) nel Nord Italia ;

  • la ripresa dell'attività di propaganda clandestina da parte dei partiti politici (messi fuori legge);

  • disaccordi tra i capi (“gerarchi”) dello stesso Partito Fascista.

Quando nel luglio 1943 USA e Regno Unito sbarcarono in Sicilia senza trovare resistenza, i capi del Fascismo pensarono di trattare con i nemici, ma Mussolini si oppose. I gerarchi allora, d'accordo col re Vittorio Emanuele III, votarono un documento (la “mozione Grandi”) con la quale si toglieva fiducia al “duce”.
Il re di conseguenza affidò il governo al gen. Badoglio e fece arrestare Mussolini perché non guidasse una reazione fascista.

Badoglio, proclamandosi ancora alleato della Germania, si accordò segretamente con gli avversari per raggiungere un armistizio. L'8 settembre 1943 tale accordo venne reso pubblico: immediatamente il territorio dell'Italia, ora ritenuta nemica, fu occupato da truppe tedesche, mentre nei vari fronti di guerra i soldati italiani erano disorientati.

Il re e il governo si trasferirono da Roma a Brindisi (territorio controllato dagli Alleati) senza lasciare disposizioni alle istituzioni. Il 13 ottobre 1943 il gen. Badoglio dichiarò guerra alla Germania, mentre i soldati italiani catturati venivano inviati nei campi di concentramento tedeschi.

La Repubblica di Salò, la lotta partigiana

Truppe speciali tedesche avevano intanto liberato Mussolini che costituì uno Stato fascista, la Repubblica sociale italiana, nei territori italiani occupati dai tedeschi e con sede a Salò. Fu uno stato collaborazionista, simile a quello francese di Vichy. Creò un proprio esercito e delle milizie volontarie (le “Brigate nere”). L'Italia si divise tra “governo del Nord” e “governo del Sud”.

Da tempo esistevano gruppi clandestini, formati dagli appartenenti ai partiti che il Fascismo aveva messo fuori legge, che nelle città cercavano di attuare una resistenza alla dittatura.
Dopo l'8 settembre 1943 a questi gruppi si unirono militari “sbandati”, giovani che non volevano far parte dell'esercito collaborazionista di Salò, volontari. Così nel Nord Italia, la resistenza divenne un
movimento armato, i cui membri (“partigiani”) compivano azioni di guerriglia contro le truppe tedesche e fasciste. Vivevano soprattutto in montagna, ricevevano aiuto dalla popolazione e talvolta dagli Alleati.

Le forze politiche italiane avverse al fascismo (e all'occupazione tedesca) cercarono di coordinare le loro azioni costituendo i Comitati di Liberazione Nazionale (CLN); non si fidavano però del governo Badoglio e di Vittorio Emanuele III. La situazione si chiarì quando il re si impegnò ad abdicare in favore del figlio Umberto II e Badogliò lasciò il governo a Ivanoe Bonomi.

L'avanzata degli Alleati e la liberazione dell'Italia

Le truppe Alleate avanzavano da Sud: conquistarono Napoli, ma vennero fermate dai tedeschi lungo un fronte intorno all'abbazia di Cassino (“linea Gustav”). Solo nel maggio 1944, dopo aspri combattimenti, gli Alleati conquistarono Roma e proseguirono verso Nord fino a Firenze, ma incontrarono un nuovo fronte tedesco (“linea Gotica”) sull'Appennino tosco-emiliano a difesa della Pianura Padana.

Alcune brigate di partigiani liberarono vaste zone del Nord Italia, ma le truppe tedesche risposero all'azione partigiana con rastrellamenti e sanguinose rappresaglie, spesso contro la popolazione civile (strage delle Fosse Ardeatine a Roma, di Marzabotto nell'Appennino bolognese).

Nonostante lo scontro con i tedeschi e i fascisti fosse stato particolarmente duro nell'inverno 1944-45, i CLN riuscirono a liberare molte città del Nord con una insurrezione generale (25 aprile 1945), mentre gli Alleati superavano l'ultima difesa tedesca. Catturato, Mussolini venne ucciso. I tedeschi firmarono la resa.

La nascita della repubblicana

Termina la guerra bande armate continuarono a commettere violenze e delinquenti comuni furti e rapine. La legalità venne ripristinata con fatica.

Occorreva ricostruire lo Stato italiano distrutto dalla guerra e dalla dittatura fascista: occorreva innanzitutto decidere se proseguire con la monarchia Savoia. Il governo Bonomi indisse per il 2 giugno 1946 un refedendum: per la prima volta votarono le donne e prevalse la repubblica con circa il 55% dei voti. Il re Umberto II andò in esilio in Portogallo.

Lo stesso giorno (non si votava da circa vent'anni) si elessero i membri dell'Assemblea Costituente che avrebbe dovuto redigere la nuova costituzione: si affermarono la Democrazia Cristiana (partito cattolico erede del Partito Popolare) guidata da Alcide De Gasperi, il Partito Socialista guidato da Pietro Nenni, il Partito Comunista guidato da Palmiro Togliatti.

Enrico De Nicola venne nominato Presidente della Repubblica, mentre al primo governo democratico dopo il fascismo, temporaneamente guidato da Alcide De Gasperi, parteciparono tutti i partiti.

Intanto l'Assemblea Costituente redasse e approvò la Costituzione repubblicana che entrò in vigore il 1 gennaio 1948. Il 18 aprile 1948 si svolsero le elezioni per il primo Parlamento della Repubblica Italiana.

lunedì 20 aprile 2009

II Guerra Mondiale - Le prime azioni




La Germania nell'agosto 1939 lancia un ultimatum alla Polonia.
Gli USA cercano di mediare.
L'Italia cerca di mediare.

Germania nel settebre 1939 invade la Polonia.
Il Regno Unito dichiara guerra alla Germania.
La Francia dichiara guerra alla Germania.

L'URSS nel settembre 1939 invade la Polonia.
L'URSS nell'ottobre 1939 invade la Finlandia e le Repubbliche Baltiche.

La Germania nell'arprile 1940 invade la Norvegia e la Danimarca.

II Guerra Mondiale - Premesse



La Renania è controllata dalla Francia.
La Germania nel 1936 occupa la Renania.
La Germania nel marzo 1938 annette l' Austria.
La Germania convoca la Conferenza di Monaco.
Il Regno Unito partecipa alla Conferenza di Monaco.
La Francia partecipa alla Conferenza di Monaco.
La Italia partecipa alla Conferenza di Monaco.

La Germania nel settembre 1938 annette i Sudeti.
La Germania nel settembre 1938 annette la Moravia.
La Germania nel settembre 1938 annette la Boemia.
L' Italia occupa l' Albania.




Germania rivendica il corridoio di Dànzica.

Il Regno Unito difende la Polonia.
La Francia difende la Polonia.


La Germania nell'agosto 1939 stipula un patto con l'URSS.

lunedì 6 aprile 2009

Gli Stati Uniti nel primo dopoguerra

Nelle elezioni del 1921 al Presidente Wilson (che aveva portato gli USA in guerra e aveva promulgato i “Quattordici Punti”), succedette un Presidente del Partito Repubblicano.

Cambiò la politica internazionale: gli Stati Uniti decisero di non occuparsi delle vicende mondiali (“isolazionismo”) e di avviare una politica economica di tipo protezionistico (alte dogane sui prodotti in entrata per proteggere la propria economia).

L'economia, già al primo posto, crebbe ulteriormente, soprattutto aumentarono la quantità dei beni di consumo (elettrodomestici, automobili, etc.). Aumentarono anche gli investimenti all'estero (vedi appunti sulla Germania...).

All'euforia degli anni '20, però, seguì una grave crisi economica nel 1929, concretizzatasi nella perdita di valore delle azioni (crollo della Borsa di Wall Street) il cui valore era enormemente aumentato per azioni speculative.

Seguì un periodo di grande depressione economica, che causò la rovina di milioni di cittadini che persero il posto di lavoro e tutti i loro risparmi o che furono costretti a vendere le terre di loro proprietà.

L'economia migliorò solo con il nuovo Presidente Roosevelt che chiamò a raccolta i migliori “cervelli” della nazione, con i quali mise a punto un piano economico noto come “New Deal” (il "nuovo corso"). Decise di correggere l'eccessivo liberismo dell'economia statunitense dando importanza allo Stato. Avviò una politica di opere pubbliche, di sostegno economico ai disoccupati, di garanzie per i lavoratori, di maggior controllo sulle banche e sulle borse per evitare nuove speculazioni.

Nacque lo “Stato sociale” o Welfare State.

Ciclo economico - Cittadino

Ciclo economico - Industriale

Ciclo economico - azionariato



  • L'industriale immette "azioni" per cercare finanziamenti: si impegna a dividere i guadagni con gli "azionisti" che le comprano
  • I cittadini acquistano in Borsa le "azioni", sperando in un guadagno se l'azienda avrà successo
  • Le azioni, però, vengono comprate e vendute come un qualunque prodotto, sperando non nei guadagni dell'azienda, ma nella possibilità di rivenderle al più presto a maggior prezzo (SPECULAZIONE).
    Se molti richiedono le azioni, infatti, il loro valore aumenta.
Rischio:
  • la speculazione fa aumentare il prezzo delle azioni, ma il loro valore resta uguale
  • se tutti vendono contemporaneamente le azioni, il loro prezzo cala paurosamente ("crolla") e gli azionisti perdono il loro denaro.

Ciclo economico - vendita


  • l'industriale ricompensa il cittadino (prestatore d'opera) per il suo lavoro con un salario mensile
  • il cittadino utilizza il proprio salario per acquistare i prodotti e i servizi immessi sul "mercato"
  • il "mercato" trasferisce il denaro all'industriale
  • il "mercato" trasferisce il denaro all'imprenditore agricolo
Rischio:
il cittadino non riceve il salario (o ne riceve meno) e non è più in grado di acquistare prodotti e servizi. I guadagni dell'industriale o dell'imprenditore agricolo diminuiscono.

Ciclo economico - finanziamenti bancari


  • Il cittadino consegna i proprio risparmi alla banca
  • La banca si impegna a restituire il denaro al cittadino, con un interesse
  • La banca presta denaro all'industriale
  • L'industriale si impegna a restituire entro un certo tempo il denaro, con un interesse
  • La banca presta denaro all'imprenditore agricolo
  • L'imprenditore agricolo si impegna a restituire entro un certo tempo il denaro, con un interesse
Rischio:
  • industriali o imprenditori agricoli non rescono a restituire il denaro alla banca; la banca prende i loro beni
  • La banca fallisce e i cittadini perdono i loro risparmi.

Ciclo economico - produzione


  • L'imprenditore agricolo vende i propri prodotti al "mercato"
  • I cittadini (prestatori d'opera) permettono all'industriale di produrre prodotti e servizi.
  • L'industriale vende i proprio prodotti o servizi al "mercato"
  • Il "mercato" vende i prodotti e i servizi al cittadino.

Rischio:
il "mercato" non riesce a vendere tutti i prodotti o i servizi, mandando in crisi l'imprendore o l'industriale, che licenzia il lavoratore.

mercoledì 1 aprile 2009

I totalitarismi in Europa - Cronologia

1917

I bolscevichi prendono il potere in Russia

1918-1920

Guerra civile in Russia

1919

Benito Mussolini fonda i Fasci di Combattimento

1919-1920

Biennio rosso” in Italia

1921

Nasce il Partito Comunista Italiano

1922

Mussolini al potere dopo la “marcia su Roma”

1923

Tentativo fallito di colpo di stato da parte di Hitler

1924

Morte di Lenin. Inizia la dittatura di Stalin

1925-26

Leggi fascistissime” che sopprimono le libertà democratiche

1929

Crollo della Borsa di New York (Wall Street)

1929

Patti Lateranensi tra Italia e Chiesa

1933

Hitler diviene Cancelliere (primo ministro)

1935

Leggi razziali in Germania contro gli ebrei (leggi di Norimberga)

1935-36

L'Italia conquista l'Etiopia

1936

Patto tra Mussolini e Hitler

Il nazional-socialismo in Germania

La grave crisi economica del 1929, che dagli Stati Uniti si era trasferita in Europa, fece ripiombare la Germania, che non aveva più i finanziamenti americani, nella catastrofe: 6 milioni furono i disoccupati.

Hitler utilizzò il malcontento popolare e decise di partecipare alle elezioni politiche. Nel 1930 ottenne voti, nel 1932 la maggioranza relativa (cioè il suo fu il partito più votato, anche se non raggiunse il 50% dei voti) e venne nominato Primo Ministro (confronta la vicenda di Mussolini...).

Pochi mesi dopo un misterioso incendio distrusse il parlamento tedesco (“Reichstag”): Hitler incolpò i comunisti di questo fatto, così grave per la democrazia, e poté dichiarare uno “stato di emergenza”. In qualità di Primo Ministro sospese la Costituzione, soppresse la libertà di parola, tolse ogni potere al Parlamento, diede poteri illimitati alla polizia. L'anno dopo, vinte le ultime elezioni politiche, soppresse tutti i partiti.

Restava un solo potere in grado di controllare il dittatore: il Presidente della Repubblica Hindenburg. Questi morì nel 1934 e Hitler ne prese il posto, diventando capo dello Stato e comandante dell'esercito (“führer” = capo supremo) . La Germania era diventata una dittatura, ribattezzata “terzo reich”. La svastica divenne il simbolo dello Stato.


Per controllare la società Hitler tolse ogni diritto ai cittadini. All'esercito, a volte contrario al nazismo, affiancò un gruppo speciale, chiamato squadre di protezione (“SS”), a lui fedele. Alla polizia di Stato si affiancò una polizia segreta (“Gestapo”) che poteva agire senza controllo.

Fin dal 1933 Hitler costruì campi di concentramento (“lager”) nei quali internò avversari politici, criminali comuni, persone “sgradite”.

Hitler realizzò molte opere pubbliche e, violando i trattati di pace, avviò il riarmo della Germania tra l'euforia degli industriali. La guerra poteva essere, secondo Hitler, la soluzione ai problemi economici.

Iniziò a discriminare i tedeschi ebrei, promulgando nel 1935 le “leggi di Norimberga” che toglievano loro il diritto di cittadinanza; acconsentì ad azioni violente nei loro confronti, come la “notte dei cristalli” nella quale furono distrutti i negozi degli ebrei. Chi tra loro poteva permetterselo, emigrò.

Iniziò, segretamente, a uccidere anche gli “ariani” malati di mente o disabili.

Attraverso il controllo della vita quotidiana del popolo tedesco trasformò il suo regime in un totalitarismo (vedi appunti sul fascismo...).

Spinto dall'ideologia nazionalista della “rivincita tedesca”, Hitler strinse un'intesa militare con l'Italia (vedi scheda sul fascismo...) e con il Giappone e cominciò la costruzione della “grande Germania”. Occupò l'Austria e alcune regioni della Cecoslovacchia (i Sudeti, la Boemia, la Moravia). Voleva occupare anche il “corridoio di Danzica”, terre tedesche prima del 1919 e ora assegnate alla Polonia. La Società delle Nazioni non intervenne, ma si preparava la Seconda Guerra Mondiale.

Il primo dopoguerra in Germania

La neonata repubblica di Weimar aveva preso il posto del “reich” di Guglielmo II. Aveva firmato l'armistizio per terminare la Prima Guerra Mondiale e aveva subito le umiliazioni imposte dai vincitori. Al potere vi era il partito socialdemocratico (riguarda gli appunti sul socialismo), diviso tra riformisti e rivoluzionari (come in Italia, come in Russia...). I socialisti rivoluzionari si diedero il nome di “spartachisti” (dal nome dello schiavo romano Spàrtaco che si era ribellato) e cercarono di attuare nel 1919 un colpo di stato simile a quello russo (riguarda gli appunti...), ma fallirono. I loro capi, tra cui Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, furono arrestati e uccisi; la democrazie resistette grazie all'appoggio dell'esercito e della borghesia.

Lo scontento però aumentava tra:

  • i disoccupati e coloro che non potevano vivere dignitosamente a causa dell'aumento esagerato dei prezzi (inflazione);

  • i nostalgici della monarchia che accusavano la repubblica di aver accettato una pace vergognosa, che aveva sottratto territori abitati da popolazioni tedesche e le migliori regioni industriali.

La repubblica cercò di reagire, soprattutto grazie ai capitali statunitensi che ridiedero vita a molte fabbriche tedesche, facendo diminuire la disoccupazione.


Molte forze contrarie alla democrazia si organizzarono nel Partito Nazionalsocialista, fondato da Adolf Hitler, il cui simbolo era la svastica (una croce uncinata, antico simbolo sacro).

Le sue idee, pubblicate nel libro “La mia battaglia” (Mein Kampf), erano innanzitutto nazionaliste: proponeva di non rispettare i trattati di pace, di ricostruire l'esercito, di riprendersi i territori sottratti, di estendersi a est (nello “spazio vitale”) a scapito della Polonia e della Russia.

Erano poi razziste: sosteneva che la “razza germanica” fosse destinata a governare il mondo, a scapito dei “latini” e degli “slavi” e che gli ebrei ( causa, secondo lui, della sconfitta tedesca e della rivoluzione comunista russa) fossero “animali nocivi” all'umanità.

Erano anche autoritarie, contrarie alla democrazia, ed esaltavano il culto della forza. Per questo Hitler, quando sarà al potere, proporrà al popolo tedesco riti e “liturgie” alternative a quelle delle chiese cristiane.

Il partito nazista (così venne chiamato) organizzò squadre armate (chiamate “camicie brune” e simili alle squadre fasciste) con le quali tentò nel 1923 un colpo di stato (in tedesco “putsch”). Anche questa volta la repubblica sopravvisse e Hitler venne incarcerato.

venerdì 27 marzo 2009

Il comunismo in Russia - Lenin e Stalin

Le conseguenze della Prima Guerra Mondiale e la guerra civile causarono una grave carestia: a Mosca e a Pietroburgo mancava il cibo.
Il Partito Comunista affrontò il problema vietando ai contadini, diventati proprietari della terra, la vendita dei prodotti delle campagne e requisendoli per portarli alle città. La moneta quasi scomparve.
Lenin inoltre fece diventare tutte le industrie proprietà dello Stato (“
nazionalizzazione”). Fu il “comunismo di guerra”.

Terminata la guerra civile, Lenin mutò atteggiamento e avviò una Nuova Politica Economica: i contadini potevano vendere parte dei loro prodotti e le piccole aziende tornarono ai privati. La proprietà privata era contraria al comunismo, ma Lenin ritenne necessario giungere a un compromesso. Creò un sistema scolastico statale e la sanità pubblica gratuita.

Organizzò un'associazione di tutti i partiti socialisti e comunisti del mondo, chiamata Terza Internazionale, il cui scopo era diffondere la rivoluzione comunista nel mondo.

Suddivise l'immenso territorio dell'ex Impero Russo, composto da etnie diversissime, in repubbliche formalmente autonome, ma unite in una federazione (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche – URSS) controllata dal Partito Comunista.
Lo Stato sovietico (URSS) durerà fino al 1991, quando l'ultimo capo del Partito Comunista sovietico, Michail Gorbaciov, rassegnerà le dimissioni a scioglierà la federazione delle repubbliche socialiste.


Stalin

Quando Lenin morì (1924) si aperse la lotta per la successione alla guida del Partito Comunista e quindi dell'URSS, che ormai coincidevano. Si fronteggiarono a lungo Trotzkij (il capo dell'esercito dell'Armata Rossa) e Stalin (il segretario del Partito Comunista). Prevalse il secondo, che consolidò il suo potere facendo uccidere o esiliando molti capi comunisti contrari alle sue idee.

Stalin eliminò le libertà economiche concesse da Lenin. Tutto doveva essere proprietà dello Stato.
Avviò un programma di industrializzazione: ogni cinque anni si ponevano degli obiettivi (“piani quinquennali”) che l'industria (statale) doveva raggiungere. L'URSS azzerò così la disoccupazione e si trasformò in una potenza industriale, facendo però pagare un prezzo molto alto al popolo, costretto a paghe base e a lunghe giornate di lavoro.
Ai contadini vennero confiscate tutte le terre e il bestiame e furono create cooperative di contadini (kolchoz) e aziende agricole statali (sovchoz) nelle quali i contadini ricevevano un salario (“collettivizzazione forzata”). I risultati economici furono scarsi, anche perché molti decisero di non collaborare: si produssero nuove grandi carestie.

Negli Anni '30 Stalin trasformò l'URSS in un regime totalitario, controllando il Partito Comunista e lo Stato.
Perseguitò gli avversari politici, i capi dei popoli che reclamavano maggiori autonomie, chi era contrario alla collettivizzazione forzata della terra (“kulaki”), chi professava una religione (lo Stato sovietico infatti imponeva a tutti l'ateismo).
Arrestati da una polizia segreta e dopo processi nei quali gli accusati erano costretti a confessare colpe spesso mai commesse, venivano rinchiusi nei campi di lavoro (“gulag”) o uccisi. Fu chiamato il periodo delle “grandi purghe”: furono deportati tra i 15 e i 20 milioni di persone.

lunedì 23 marzo 2009

Il comunismo in Russia

La situazione fino alla Prima Guerra Mondiale

La Russia è una monarchia assoluta, guidata da un imperatore chiamato zar (dal latino “caesar”), fortemente legato alla Chiesa ortodossa, che tiene lo Stato nelle sue mani.
Non si è sviluppata l'industria e l'economia si fonda sull'agricoltura, basata fino al 1861 sulla schiavitù contadina (“servi della gleba” cioè della terra); il popolo vive in una grande miseria.

Lo zar Alessandro II capisce che occorre modernizzare il Paese per poter competere con le altre potenze: crea qualche industria a Mosca e a Pietroburgo con capitali statali, fa affluire imprenditori francesi, costruisce alcune ferrovie (la Transiberiana). Tuttavia ottiene scarsi risultati perché manca una borghesia industriale.

I pochi borghesi che conoscono l'Occidente vorrebbero trasformare il loro Paese ispirandosi alle idee anarchiche o socialiste. Alcuni di loro danno vita a un movimento che cerca di diffondere l'istruzione tra i contadini per prepararli a una rivoluzione. Vengono chiamati “populisti”: sono arrestati e dispersi dalla polizia dello zar.

La Russia aveva un immenso territorio e cercava di conquistarne di ulteriore, soprattutto in Asia. Ma lo zar Nicola II, succeduto ad Alessandro II, aveva subìto nel 1905 una dura sconfitta da parte della flotta giapponese (ricordi?). Le spese per quella guerra avevano ulteriormente peggiorato la vita della gente. Iniziarono manifestazioni pacifiche, ma la dura reazione della polizia dello zar le trasformò in rivolte violente guidate da gruppi socialisti; lo zar fu costretto a creare un Parlamento (“duma”) come in occidente.


La rivoluzione d'ottobre

Lo zar decise di partecipare alla Prima Guerra Mondiale per onorare gli impegni con le altre potenze (soprattutto con la Serbia), ma l'assenza dei giovani, mandati al fronte, mandò in crisi l'economia. Nel febbraio del 1917 scoppiarono numerosi scioperi a Pietroburgo, residenza dello zar e principale centro industriale. Nicola II inviò l'esercito che tuttavia si alleò con gli insorti: lo zar decise di abdicare.

La protesta si diffuse in tutto il Paese generando caos. Si costituì un governo provvisorio, guidato da Kerenskij, che aveva preso il posto dello zar e aveva idee liberali e democratiche. Contemporaneamente si crearono nelle fabbriche e nell'esercito dei gruppi di autogoverno, chiamati “consigli” (in russo “soviet”): erano composti da socialisti, tuttavia divisi tra coloro che volevano seguire la via democratica (“menscevichi”) e coloro che volevano una rivoluzione (“bolscevichi”).

I bolscevichi, di ispirazione comunista, erano capeggiati da Lenin. Egli sostenne (“tesi d'aprile”), che si dovesse firmare subito la pace, distribuire la terra ai contadini, togliere il potere al governo provvisorio per consegnarlo ai soviet.

Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1917 i bolscevichi attuarono un colpo di Stato a Pietroburgo e crearono un governo rivoluzionario che tolse le terre ai nobili per assegnarle ai consigli dei contadini e avviò trattative di pace con la Germania.

Questo scatenò una guerra civile che si protrasse per circa tre anni: da una parte i generali fedeli al defunto zar, aiutati dalle potenze occidentali e da molti menscevichi; dall'altra un esercito creato dai bolscevichi, l'Armata Rossa, composto da operai e contadini, guidato da Trotzkij. Vinsero a sorpresa i rivoluzionari.

venerdì 20 marzo 2009

Il regime fascista

Mussolini iniziò a trasformare l'Italia in una dittatura.
Modificò le istituzioni (il Gran Consiglio del Fascismo prese il posto del Parlamento)ed eliminò molti diritti politici (i partiti, la libertà di stampa); creò una
polizia speciale per controllare gli oppositori. Le elezioni vennero trasformate in plebisciti (accettare o rifiutare i candidati proposti dal Partito Fascista); al posto dei Sindaci (eletti dai cittadini) vennero istituiti i Podestà (nominati dal Governo).
Tolse potere ai sindacati, sostituendoli con le
corporazioni (associazioni di imprenditori e lavoratori di ciascun settore industriale): fu vietato lo sciopero.

La gran parte degli intellettuali aderì al fascismo. I leader dei partiti politici (ormai fuorilegge) vennero arrestati, mandati al confino, talvolta uccisi o dovettero espatriare. Pochi riuscirono a resistere clandestinamente.

Mussolini decise di intervenire nell'economia, superando le idee liberiste.
Cercò di rendere autosufficiente l'Italia perché non avesse bisogno di importazioni, soprattutto nel settore agricolo (“battaglia del grano”). Dopo la crisi economica del '29, fece costruire molte opere pubbliche (strade, le prime autostrade, bonifiche di zone paludose) per ridurre la disoccupazione. Lo Stato finanziò le industrie in difficoltà e talvolta ne acquistò le azioni, diventandone il proprietario.

Mussolini decise di chiarire la contrapposizione con il Papa (la “questione romana” nata con l'unità d'Italia): nel 1929 firmò con la Chiesa i Patti Lateranensi che creavano lo Stato della Città del Vaticano e facevano del cattolicesimo la religione di Stato.

Il fascismo divenne un regime totalitario, che cercava cioè di controllare la società attraverso il consenso dei cittadini.
Utilizzò la scuola e nuove organizzazioni giovanili di tipo militare (“Gioventù Italiana del Littorio”) per creare “l'uomo fascista”, educato all'amore della patria, allo sport, all'ordine e alla disciplina.
Creò organizzazioni per il tempo libero dei ragazzi (colonie estive) e degli adulti (dopolavoro) controllate dal Partito Fascista. Coinvolse il popolo in una serie di gesti (il saluto romano, il “voi”) e di simbologie (il fascio littorio, l'aquila imperiale, il titolo di “Duce” dato a Mussolini) ripresi dall'Impero Romano, del quale voleva imitare la grandezza.
Mussolini curò il culto della sua persona, utilizzando la stampa, la radio e il cinema (sempre sottoposti a censura) come arma di propaganda, per diffondere i suoi discorsi alla nazione.

In politica estera il Fascismo riprese la politica coloniale. Con il consenso di Francia e Regno Unito conquistò l'Etiopia (con una superficie quadrupla di quella italiana) e poté proclamare l'Impero Fascista. Il consenso popolare al regime fascista raggiunse l'apice!

Tuttavia la Società delle Nazioni impose ai suoi aderenti il divieto di commerciare con l'Italia (sanzioni economiche). Mussolini incentivò l'autarchia economica e strinse legami sempre più stretti con la Germania (che non faceva parte della Società delle Nazioni), fino alla sottoscrizione di un patto di reciproco aiuto militare (il “Patto d'acciaio”).

lunedì 16 marzo 2009

Il primo dopoguerra in Italia

Dopo la Prima Guerra Mondiale, i nazionalisti italiani ritenevano di aver avuto una “vittoria mutilata” e si misero in azione. Un gruppo di ex-combattenti, guidati da Gabriele D'Annunzio, occupò la città di Fiume che, con un trattato internazionale, venne resa indipendente e successivamente italiana.

Si affermarono nuovi partiti politici.
Il Partito Socialista, nato nel 1892, aveva avuto la maggioranza dei voti nelle prime elezioni del dopoguerra, ma era diviso tra riformisti, che credevano alla democrazia, e massimalisti, che auspicavano una rivoluzione. Questi ultimi costituirono il Partito Comunista.

Il Partito Popolare venne fondato dal sacerdote Luigi Sturzo e per la prima volta permise ai cattolici di fare politica; si basava sulla dottrina sociale della Chiesa (ricorda la “Rerum Novarum”) e proponeva il dialogo tra le classi sociali.

I Fasci di combattimento, poi diventati Partito Nazionale Fascista, furono fondati da Benito Mussolini, ex socialista. Si contrapponeva sia al liberalismo (di cui non apprezzava i metodi democratici), sia al socialismo (di cui non condivideva le finalità). Si basava su idee nazionaliste e autoritarie: trovò consenso tra gli ex-combattenti e la borghesia.

La crisi economica causata dalla guerra (inflazione e disoccupazione) fece crescere la rabbia. Gli operai (soprattutto nel “triangolo industriale”) e i contadini organizzarono molte manifestazioni e cercarono di impossessarsi delle fabbriche e delle terre (“biennio rosso”). Molti temevano una rivoluzione comunista; il re, preoccupato, richiamò Giolitti al governo il quale, con alcune concessioni, calmò i manifestanti. Ma deluse la borghesia.


Il fascismo al potere

Intanto il Partito Fascista aveva organizzato gruppi armati che compivano “azioni punitive” contro le sedi socialiste e i cattoliche (cooperative, camere del lavoro, etc.) che avevano organizzato le manifestazioni. Nessuno li ostacolò, perché molti cominciarono a credere che il fascismo potesse riportare l'ordine che neanche Giolitti (che si era dimesso) riusciva a mantenere.

Nell'ottobre del 1922 i gruppi armati fascisti si diedero appuntamento a Roma (“marcia su Roma”) per mostrare la loro forza. Il re Vittorio Emanuele III decise allora di nominare Mussolini primo ministro.

Il nuovo primo ministro cercò di togliere potere al Parlamento. Creò un esercito privato (“Milizia”) e un organo consultivo (“Gran Consiglio”) composto dai capi del partito.

Nel 1924 il Partito Fascista vinse le elezioni, ma non sempre in modo legale (schede manomesse, intimidazioni...). Giacomo Matteotti, deputato socialista che denunciò i brogli, venne rapito e ucciso. A nulla valsero le proteste di molti parlamentari che abbandonarono le riunioni: entro un anno Mussolini fece approvare leggi (chiamate “leggi fascistissime”) che abolivano molte libertà e tutti i partiti (tranne quello fascista). I parlamentari erano dichiarati decaduti e il Parlamento non aveva più potere.

lunedì 9 marzo 2009

La Prima Guerra Mondiale - Cronologia

1908

L'Impero Austro-Ungarico annette la Bosnia-Erzegovina

Giugno 1914

Attentato di Sarajevo. Inizia la Prima Guerra Mondiale

Maggio 1915

L'Italia, dopo il Patto di Londra, entra in guerra a fianco di Francia e Regno Unito.

Aprile 1917

Entrano in guerra gli Stati Uniti a fianco di Regno Unito e Francia.

1917

La Russia, dove è esplosa una rivoluzione, chiede un armistizio.

Ottobre 1917

Disfatta italiana a Caporetto. Fronte del Piave.

Marzo 1918

Pace di Brest-Litovsk

Autunno 1918

Armistizi con Germania e Austria

1919

Conferenza di Parigi e trattati di pace

1919

Nasce la Società delle Nazioni

La Prima Guerra Mondiale - Conseguenze

Firmati gli armistizi (cessazione dei combattimenti), occorreva definire come trattare i Paesi sconfitti. I vincitori (esclusa la Russia che si era ritirata dalla guerra) si riunirono nella Conferenza di Parigi. Gli Stati Uniti presentarono un progetto (i “quattordici punti”) basato sul principio di autodeterminazione dei popoli, ma prevalsero gli Stati che volevano prendersi una rivincita.

Alla Germania furono sottratte molte regioni di confine (Alsazia, Lorena, Polonia...), il suo territorio venne diviso in due parti dal “corridoio di Danzica”, le vennero tolte tutte le colonie, dovette consegnare agli avversari la sua flotta, l'esercito fu ridotto, avrebbe dovuto pagare un'enorme indennità.

L'Impero Austro-Ungarico si era dissolto da solo: i vincitori presero atto della sua fine e della nascita delle nuove repubbliche (austriaca, ungherese, cecoslovacca) e del Regno di Iugoslavia.

All'Italia vennero assegnati i territori stabiliti col Trattato di Londra (Trento, Trieste, l'Istria), ma non la città di Fiume, né la Dalmazia che, abitata da popoli slavi, venne annessa al Regno di Iugoslavia. La delegazione italiana si ritirò per protesta dalla conferenza di pace: si iniziò a parlare di “vittoria mutilata”.

Gli Stati Uniti proposero la creazione di un organismo internazionale che avrebbe dovuto vigilare sul mantenimento della pace: nacque la Società delle Nazioni, ma non ne fecero parte né gli Stati Uniti, né la Russia, né la Germania.


La carta d'Europa mutò radicalmente: caddero quattro imperi (tedesco, austro-ungarico, russo, ottomano) e nacquero molti nuovi Stati. Vi erano molti rancori, soprattutto in Germania, e non sempre venne rispettato il principio di nazionalità nel tracciare i nuovi confini.


Le conseguenze umane furono pesanti: almeno 10 milioni di morti tra militari e civili, circa 20 milioni di feriti (molti dei quali invalidi), il diffondersi di epidemie mortali.

Città distrutte, regioni devastate dai fronti di guerra, fabbriche distrutte o che si erano trasformate in produttrici di armi.

I costi sostenuti per la guerra fecero aumentare l'inflazione (il valore dei beni di consumo in rapporto alla moneta utilizzata): in Germania di ben 20 volte in dieci anni!

Ovunque si diffuse la disoccupazione, nonostante ai soldati al fronte fossero stati promessi lavoro e terra.

Un'intera generazione fu preda dello sconforto!

venerdì 6 marzo 2009

La Prima Guerra Mondiale - Svolgimento

La “scintilla” scoccò quando, nel giugno del 1914, uno studente serbo uccise a Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) l'erede al trono austriaco. L'Impero Austro-Ungarico ne incolpò la Serbia e le dichiarò guerra; a cascata, gli altri Stati impegnati dalle rispettive alleanze si dichiararono guerra, compresi il Giappone (contro la Germania) e l'Impero Ottomano (a fianco della Germania). L'Italia inizialmente rimase neutrale.

I primi attacchi furono sferrati dalla Germania che, invadendo il Belgio (che era neutrale), sperava di conquistare Parigi e battere la Francia con una “guerra-lampo”. La sua avanzata venne rallentata dalla resistenza belga e successivamente dalle truppe francesi lungo il corso della Marna. Lì le truppe si fermarono e costruirono un fronte fatto di lunghe trincee per quasi 800 km. Si iniziò un'estenuante guerra di posizione e di logoramento.

La Russia attaccò da est e sconfisse l'Austria in Galizia, ma la Germania contrattaccò e con le battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri battè i russi. Anche a est si formò un fronte.

L'Italia non entrò subito in guerra. Giolitti e i liberali ritenevano che la nazione fosse impreparata a una lunga guerra; il papa Benedetto XV, la maggioranza dei cattolici e molti socialisti erano pacifisti.

Alcune forze, tuttavia, erano favorevoli all'entrata in guerra:

  • i nazionalisti, che volevano uno Stato forte anche sul piano internazionale;

  • gli irredentisti, che speravano di combattere la “quarta guerra di indipendenza”;

  • i socialisti rivoluzionari che speravano di trasformare la guerra in una rivoluzione dei proletari;

  • i proprietari delle grandi industrie che vedevano nella guerra l'occasione di grandi affari (forniture di armi).

I “neutralisti” e gli “interventisti” discussero a lungo, talvolta in modo violento, finché il Primo Ministro Salandra (succeduto a Giolitti), d'accordo col re, stipulò un patto segreto (“Patto di Londra”) con la Triplice Intesa. In cambio della guerra contro l'Austria, che dichiarò il 24 maggio 1915, avrebbe ottenuto le terre irredente (Trento e Trieste) e Istria e Dalmazia. Si apriva un nuovo fronte di guerra lungo il fiume Isonzo.

Sui tre fronti di guerra, nonostante gli attacchi, le enormi perdite di uomini, l'impiego di nuove armi micidiali (carri armati, gas asfissianti, lanciafiamme...), nonostante i forti aiuti economici che Francia e Inghilterra ricevevano dagli Stati Uniti, nessuno riusciva a prevalere. Gli Stati avevano trasformato le loro economie per produrre armamenti, facendo peggiorare le condizioni di vita dei civili, ma grazie alla propoganda riuscirono a ottenerne a lungo a ottenere il consenso .

Inghilterra e Germania iniziarono la guerra sul mare: le navi inglesi bloccavano i rifornimenti diretti alla Germania, la quale rispose colpendo con i suoi sottomarini qualsiasi nave diretta in Gran Bretagna. Preoccupato per l'esito della guerra, il presidente degli Stati Uniti Wilson dichiarò guerra alla Germania. Quasi contemporaneamente in Russia, scossa da molte proteste, lo zar venne cacciato da una rivoluzione comunista. Lenin, il capo del nuovo governo, chiese un armistizio e poi firmò con la Germania una pace disastrosa (Pace di Brest-Litovsk) pur di non essere sconfitto.

Chiuso il fronte orientale, Austria e Germania spostarono molte truppe su quello italiano, dove costrinsero alla ritirata le truppe italiane (battaglia di Caporetto). Tuttavia l'Italia, al comando di un nuovo generale (Armando Diaz), riuscì a resistere lungo il fiume Piave.

Gli eserciti di Austria e Germania sembravano inarrestabili, ma cominciarono a mancare loro le risorse economiche e la popolazione era stanca della guerra. In Germania una rivolta militare si trasformò in una rivoluzione popolare che cacciò Guglielmo II e proclamò la repubblica (repubblica di Weimar). In Austria i tanti popoli si organizzarono per creare nuovi Stati autonomi, disgregando l'unità dell'Impero: l'imperatore abdicò e nacquero molte repubbliche.

La Germania e l'Austria repubblicane, scosse dalle loro crisi interne e non dopo alcune sconfitte militari, firmarono gli armistizi che posero fine alla guerra.


Triplice Intesa

Triplice Alleanza

Francia, Inghilterra, Giappone, Italia (dal 1915), Russia (fino al 1917), Stati Uniti (dal 1917)

Impero Austro-Ungarico, Impero Tedesco, Impero Ottomano, Bulgaria.


lunedì 2 marzo 2009

La Prima Guerra Mondiale - Carte












La Prima Guerra Mondiale - Cause

L'Impero Ottomano, uno Stato enorme di religione islamica, non riusciva più a controllare il proprio territorio: alcuni Stati europei ne avevano conquistato il territorio (es: Libia) e non riusciva a fermare coloro che, nei Balcani, chiedevano l'indipendenza. Erano soprattutto popoli di cultura slava cristiana che nell'Ottocento avevano costituito Stati indipendenti (Serbia, Montenegro, Romania, Bulgaria) e si erano alleati alla Russia, che aveva la medesima cultura.

Anche l'Impero Austro-Ungarico, guidato dall'anziano imperatore Francesco Giuseppe, era formato da molte etnie; nel 1908 aveva annesso la Bosnia-Erzegovina, in parte slava, causando le proteste della Russia. Al suo interno numerosi popoli aspiravano all'indipendenza (italiani di Trento e Trieste aiutati dall'Italia, slavi della Bosnia aiutati dalla Serbia).

Inoltre:

  • l'Inghilterra era in competizione con la potenza economica e militare (flotta) dell'Impero tedesco;

  • La Francia voleva rivalersi nei confronti dell'Impero tedesco (Alsazia e Lorena);

  • l'Italia provava un certo rancore nei confronti della Francia (che le aveva “soffiato” la Tunisia) e verso l'Impero Austro-Ungarico per Trento e Trieste;

  • la Russia, alleata economica della Francia, difendeva i popoli slavi dei Balcani, anche allo scopo di avere qualche porto sul Mediterraneo.

In base ai singoli interessi, erano nate alcune alleanze:

  1. l'Inghilterra si era alleata con la Francia per contrastare la Germania e avevano coinvolto la Russia (Triplice Intesa);

  2. l'Impero Tedesco e l'Impero Austro-Ungarico avevano stipulato con l'Italia un patto di reciproca difesa (Triplice Alleanza), nonostante alcune divergenze tra loro (irredentismo).


Nel 1914 pertanto, nonostante oltre quarant'anni di pace, gli Stati europei erano in pessimi rapporti e animati da uno spirito nazionalistico.