venerdì 27 marzo 2009

Il comunismo in Russia - Lenin e Stalin

Le conseguenze della Prima Guerra Mondiale e la guerra civile causarono una grave carestia: a Mosca e a Pietroburgo mancava il cibo.
Il Partito Comunista affrontò il problema vietando ai contadini, diventati proprietari della terra, la vendita dei prodotti delle campagne e requisendoli per portarli alle città. La moneta quasi scomparve.
Lenin inoltre fece diventare tutte le industrie proprietà dello Stato (“
nazionalizzazione”). Fu il “comunismo di guerra”.

Terminata la guerra civile, Lenin mutò atteggiamento e avviò una Nuova Politica Economica: i contadini potevano vendere parte dei loro prodotti e le piccole aziende tornarono ai privati. La proprietà privata era contraria al comunismo, ma Lenin ritenne necessario giungere a un compromesso. Creò un sistema scolastico statale e la sanità pubblica gratuita.

Organizzò un'associazione di tutti i partiti socialisti e comunisti del mondo, chiamata Terza Internazionale, il cui scopo era diffondere la rivoluzione comunista nel mondo.

Suddivise l'immenso territorio dell'ex Impero Russo, composto da etnie diversissime, in repubbliche formalmente autonome, ma unite in una federazione (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche – URSS) controllata dal Partito Comunista.
Lo Stato sovietico (URSS) durerà fino al 1991, quando l'ultimo capo del Partito Comunista sovietico, Michail Gorbaciov, rassegnerà le dimissioni a scioglierà la federazione delle repubbliche socialiste.


Stalin

Quando Lenin morì (1924) si aperse la lotta per la successione alla guida del Partito Comunista e quindi dell'URSS, che ormai coincidevano. Si fronteggiarono a lungo Trotzkij (il capo dell'esercito dell'Armata Rossa) e Stalin (il segretario del Partito Comunista). Prevalse il secondo, che consolidò il suo potere facendo uccidere o esiliando molti capi comunisti contrari alle sue idee.

Stalin eliminò le libertà economiche concesse da Lenin. Tutto doveva essere proprietà dello Stato.
Avviò un programma di industrializzazione: ogni cinque anni si ponevano degli obiettivi (“piani quinquennali”) che l'industria (statale) doveva raggiungere. L'URSS azzerò così la disoccupazione e si trasformò in una potenza industriale, facendo però pagare un prezzo molto alto al popolo, costretto a paghe base e a lunghe giornate di lavoro.
Ai contadini vennero confiscate tutte le terre e il bestiame e furono create cooperative di contadini (kolchoz) e aziende agricole statali (sovchoz) nelle quali i contadini ricevevano un salario (“collettivizzazione forzata”). I risultati economici furono scarsi, anche perché molti decisero di non collaborare: si produssero nuove grandi carestie.

Negli Anni '30 Stalin trasformò l'URSS in un regime totalitario, controllando il Partito Comunista e lo Stato.
Perseguitò gli avversari politici, i capi dei popoli che reclamavano maggiori autonomie, chi era contrario alla collettivizzazione forzata della terra (“kulaki”), chi professava una religione (lo Stato sovietico infatti imponeva a tutti l'ateismo).
Arrestati da una polizia segreta e dopo processi nei quali gli accusati erano costretti a confessare colpe spesso mai commesse, venivano rinchiusi nei campi di lavoro (“gulag”) o uccisi. Fu chiamato il periodo delle “grandi purghe”: furono deportati tra i 15 e i 20 milioni di persone.

lunedì 23 marzo 2009

Il comunismo in Russia

La situazione fino alla Prima Guerra Mondiale

La Russia è una monarchia assoluta, guidata da un imperatore chiamato zar (dal latino “caesar”), fortemente legato alla Chiesa ortodossa, che tiene lo Stato nelle sue mani.
Non si è sviluppata l'industria e l'economia si fonda sull'agricoltura, basata fino al 1861 sulla schiavitù contadina (“servi della gleba” cioè della terra); il popolo vive in una grande miseria.

Lo zar Alessandro II capisce che occorre modernizzare il Paese per poter competere con le altre potenze: crea qualche industria a Mosca e a Pietroburgo con capitali statali, fa affluire imprenditori francesi, costruisce alcune ferrovie (la Transiberiana). Tuttavia ottiene scarsi risultati perché manca una borghesia industriale.

I pochi borghesi che conoscono l'Occidente vorrebbero trasformare il loro Paese ispirandosi alle idee anarchiche o socialiste. Alcuni di loro danno vita a un movimento che cerca di diffondere l'istruzione tra i contadini per prepararli a una rivoluzione. Vengono chiamati “populisti”: sono arrestati e dispersi dalla polizia dello zar.

La Russia aveva un immenso territorio e cercava di conquistarne di ulteriore, soprattutto in Asia. Ma lo zar Nicola II, succeduto ad Alessandro II, aveva subìto nel 1905 una dura sconfitta da parte della flotta giapponese (ricordi?). Le spese per quella guerra avevano ulteriormente peggiorato la vita della gente. Iniziarono manifestazioni pacifiche, ma la dura reazione della polizia dello zar le trasformò in rivolte violente guidate da gruppi socialisti; lo zar fu costretto a creare un Parlamento (“duma”) come in occidente.


La rivoluzione d'ottobre

Lo zar decise di partecipare alla Prima Guerra Mondiale per onorare gli impegni con le altre potenze (soprattutto con la Serbia), ma l'assenza dei giovani, mandati al fronte, mandò in crisi l'economia. Nel febbraio del 1917 scoppiarono numerosi scioperi a Pietroburgo, residenza dello zar e principale centro industriale. Nicola II inviò l'esercito che tuttavia si alleò con gli insorti: lo zar decise di abdicare.

La protesta si diffuse in tutto il Paese generando caos. Si costituì un governo provvisorio, guidato da Kerenskij, che aveva preso il posto dello zar e aveva idee liberali e democratiche. Contemporaneamente si crearono nelle fabbriche e nell'esercito dei gruppi di autogoverno, chiamati “consigli” (in russo “soviet”): erano composti da socialisti, tuttavia divisi tra coloro che volevano seguire la via democratica (“menscevichi”) e coloro che volevano una rivoluzione (“bolscevichi”).

I bolscevichi, di ispirazione comunista, erano capeggiati da Lenin. Egli sostenne (“tesi d'aprile”), che si dovesse firmare subito la pace, distribuire la terra ai contadini, togliere il potere al governo provvisorio per consegnarlo ai soviet.

Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1917 i bolscevichi attuarono un colpo di Stato a Pietroburgo e crearono un governo rivoluzionario che tolse le terre ai nobili per assegnarle ai consigli dei contadini e avviò trattative di pace con la Germania.

Questo scatenò una guerra civile che si protrasse per circa tre anni: da una parte i generali fedeli al defunto zar, aiutati dalle potenze occidentali e da molti menscevichi; dall'altra un esercito creato dai bolscevichi, l'Armata Rossa, composto da operai e contadini, guidato da Trotzkij. Vinsero a sorpresa i rivoluzionari.

venerdì 20 marzo 2009

Il regime fascista

Mussolini iniziò a trasformare l'Italia in una dittatura.
Modificò le istituzioni (il Gran Consiglio del Fascismo prese il posto del Parlamento)ed eliminò molti diritti politici (i partiti, la libertà di stampa); creò una
polizia speciale per controllare gli oppositori. Le elezioni vennero trasformate in plebisciti (accettare o rifiutare i candidati proposti dal Partito Fascista); al posto dei Sindaci (eletti dai cittadini) vennero istituiti i Podestà (nominati dal Governo).
Tolse potere ai sindacati, sostituendoli con le
corporazioni (associazioni di imprenditori e lavoratori di ciascun settore industriale): fu vietato lo sciopero.

La gran parte degli intellettuali aderì al fascismo. I leader dei partiti politici (ormai fuorilegge) vennero arrestati, mandati al confino, talvolta uccisi o dovettero espatriare. Pochi riuscirono a resistere clandestinamente.

Mussolini decise di intervenire nell'economia, superando le idee liberiste.
Cercò di rendere autosufficiente l'Italia perché non avesse bisogno di importazioni, soprattutto nel settore agricolo (“battaglia del grano”). Dopo la crisi economica del '29, fece costruire molte opere pubbliche (strade, le prime autostrade, bonifiche di zone paludose) per ridurre la disoccupazione. Lo Stato finanziò le industrie in difficoltà e talvolta ne acquistò le azioni, diventandone il proprietario.

Mussolini decise di chiarire la contrapposizione con il Papa (la “questione romana” nata con l'unità d'Italia): nel 1929 firmò con la Chiesa i Patti Lateranensi che creavano lo Stato della Città del Vaticano e facevano del cattolicesimo la religione di Stato.

Il fascismo divenne un regime totalitario, che cercava cioè di controllare la società attraverso il consenso dei cittadini.
Utilizzò la scuola e nuove organizzazioni giovanili di tipo militare (“Gioventù Italiana del Littorio”) per creare “l'uomo fascista”, educato all'amore della patria, allo sport, all'ordine e alla disciplina.
Creò organizzazioni per il tempo libero dei ragazzi (colonie estive) e degli adulti (dopolavoro) controllate dal Partito Fascista. Coinvolse il popolo in una serie di gesti (il saluto romano, il “voi”) e di simbologie (il fascio littorio, l'aquila imperiale, il titolo di “Duce” dato a Mussolini) ripresi dall'Impero Romano, del quale voleva imitare la grandezza.
Mussolini curò il culto della sua persona, utilizzando la stampa, la radio e il cinema (sempre sottoposti a censura) come arma di propaganda, per diffondere i suoi discorsi alla nazione.

In politica estera il Fascismo riprese la politica coloniale. Con il consenso di Francia e Regno Unito conquistò l'Etiopia (con una superficie quadrupla di quella italiana) e poté proclamare l'Impero Fascista. Il consenso popolare al regime fascista raggiunse l'apice!

Tuttavia la Società delle Nazioni impose ai suoi aderenti il divieto di commerciare con l'Italia (sanzioni economiche). Mussolini incentivò l'autarchia economica e strinse legami sempre più stretti con la Germania (che non faceva parte della Società delle Nazioni), fino alla sottoscrizione di un patto di reciproco aiuto militare (il “Patto d'acciaio”).

lunedì 16 marzo 2009

Il primo dopoguerra in Italia

Dopo la Prima Guerra Mondiale, i nazionalisti italiani ritenevano di aver avuto una “vittoria mutilata” e si misero in azione. Un gruppo di ex-combattenti, guidati da Gabriele D'Annunzio, occupò la città di Fiume che, con un trattato internazionale, venne resa indipendente e successivamente italiana.

Si affermarono nuovi partiti politici.
Il Partito Socialista, nato nel 1892, aveva avuto la maggioranza dei voti nelle prime elezioni del dopoguerra, ma era diviso tra riformisti, che credevano alla democrazia, e massimalisti, che auspicavano una rivoluzione. Questi ultimi costituirono il Partito Comunista.

Il Partito Popolare venne fondato dal sacerdote Luigi Sturzo e per la prima volta permise ai cattolici di fare politica; si basava sulla dottrina sociale della Chiesa (ricorda la “Rerum Novarum”) e proponeva il dialogo tra le classi sociali.

I Fasci di combattimento, poi diventati Partito Nazionale Fascista, furono fondati da Benito Mussolini, ex socialista. Si contrapponeva sia al liberalismo (di cui non apprezzava i metodi democratici), sia al socialismo (di cui non condivideva le finalità). Si basava su idee nazionaliste e autoritarie: trovò consenso tra gli ex-combattenti e la borghesia.

La crisi economica causata dalla guerra (inflazione e disoccupazione) fece crescere la rabbia. Gli operai (soprattutto nel “triangolo industriale”) e i contadini organizzarono molte manifestazioni e cercarono di impossessarsi delle fabbriche e delle terre (“biennio rosso”). Molti temevano una rivoluzione comunista; il re, preoccupato, richiamò Giolitti al governo il quale, con alcune concessioni, calmò i manifestanti. Ma deluse la borghesia.


Il fascismo al potere

Intanto il Partito Fascista aveva organizzato gruppi armati che compivano “azioni punitive” contro le sedi socialiste e i cattoliche (cooperative, camere del lavoro, etc.) che avevano organizzato le manifestazioni. Nessuno li ostacolò, perché molti cominciarono a credere che il fascismo potesse riportare l'ordine che neanche Giolitti (che si era dimesso) riusciva a mantenere.

Nell'ottobre del 1922 i gruppi armati fascisti si diedero appuntamento a Roma (“marcia su Roma”) per mostrare la loro forza. Il re Vittorio Emanuele III decise allora di nominare Mussolini primo ministro.

Il nuovo primo ministro cercò di togliere potere al Parlamento. Creò un esercito privato (“Milizia”) e un organo consultivo (“Gran Consiglio”) composto dai capi del partito.

Nel 1924 il Partito Fascista vinse le elezioni, ma non sempre in modo legale (schede manomesse, intimidazioni...). Giacomo Matteotti, deputato socialista che denunciò i brogli, venne rapito e ucciso. A nulla valsero le proteste di molti parlamentari che abbandonarono le riunioni: entro un anno Mussolini fece approvare leggi (chiamate “leggi fascistissime”) che abolivano molte libertà e tutti i partiti (tranne quello fascista). I parlamentari erano dichiarati decaduti e il Parlamento non aveva più potere.

lunedì 9 marzo 2009

La Prima Guerra Mondiale - Cronologia

1908

L'Impero Austro-Ungarico annette la Bosnia-Erzegovina

Giugno 1914

Attentato di Sarajevo. Inizia la Prima Guerra Mondiale

Maggio 1915

L'Italia, dopo il Patto di Londra, entra in guerra a fianco di Francia e Regno Unito.

Aprile 1917

Entrano in guerra gli Stati Uniti a fianco di Regno Unito e Francia.

1917

La Russia, dove è esplosa una rivoluzione, chiede un armistizio.

Ottobre 1917

Disfatta italiana a Caporetto. Fronte del Piave.

Marzo 1918

Pace di Brest-Litovsk

Autunno 1918

Armistizi con Germania e Austria

1919

Conferenza di Parigi e trattati di pace

1919

Nasce la Società delle Nazioni

La Prima Guerra Mondiale - Conseguenze

Firmati gli armistizi (cessazione dei combattimenti), occorreva definire come trattare i Paesi sconfitti. I vincitori (esclusa la Russia che si era ritirata dalla guerra) si riunirono nella Conferenza di Parigi. Gli Stati Uniti presentarono un progetto (i “quattordici punti”) basato sul principio di autodeterminazione dei popoli, ma prevalsero gli Stati che volevano prendersi una rivincita.

Alla Germania furono sottratte molte regioni di confine (Alsazia, Lorena, Polonia...), il suo territorio venne diviso in due parti dal “corridoio di Danzica”, le vennero tolte tutte le colonie, dovette consegnare agli avversari la sua flotta, l'esercito fu ridotto, avrebbe dovuto pagare un'enorme indennità.

L'Impero Austro-Ungarico si era dissolto da solo: i vincitori presero atto della sua fine e della nascita delle nuove repubbliche (austriaca, ungherese, cecoslovacca) e del Regno di Iugoslavia.

All'Italia vennero assegnati i territori stabiliti col Trattato di Londra (Trento, Trieste, l'Istria), ma non la città di Fiume, né la Dalmazia che, abitata da popoli slavi, venne annessa al Regno di Iugoslavia. La delegazione italiana si ritirò per protesta dalla conferenza di pace: si iniziò a parlare di “vittoria mutilata”.

Gli Stati Uniti proposero la creazione di un organismo internazionale che avrebbe dovuto vigilare sul mantenimento della pace: nacque la Società delle Nazioni, ma non ne fecero parte né gli Stati Uniti, né la Russia, né la Germania.


La carta d'Europa mutò radicalmente: caddero quattro imperi (tedesco, austro-ungarico, russo, ottomano) e nacquero molti nuovi Stati. Vi erano molti rancori, soprattutto in Germania, e non sempre venne rispettato il principio di nazionalità nel tracciare i nuovi confini.


Le conseguenze umane furono pesanti: almeno 10 milioni di morti tra militari e civili, circa 20 milioni di feriti (molti dei quali invalidi), il diffondersi di epidemie mortali.

Città distrutte, regioni devastate dai fronti di guerra, fabbriche distrutte o che si erano trasformate in produttrici di armi.

I costi sostenuti per la guerra fecero aumentare l'inflazione (il valore dei beni di consumo in rapporto alla moneta utilizzata): in Germania di ben 20 volte in dieci anni!

Ovunque si diffuse la disoccupazione, nonostante ai soldati al fronte fossero stati promessi lavoro e terra.

Un'intera generazione fu preda dello sconforto!

venerdì 6 marzo 2009

La Prima Guerra Mondiale - Svolgimento

La “scintilla” scoccò quando, nel giugno del 1914, uno studente serbo uccise a Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) l'erede al trono austriaco. L'Impero Austro-Ungarico ne incolpò la Serbia e le dichiarò guerra; a cascata, gli altri Stati impegnati dalle rispettive alleanze si dichiararono guerra, compresi il Giappone (contro la Germania) e l'Impero Ottomano (a fianco della Germania). L'Italia inizialmente rimase neutrale.

I primi attacchi furono sferrati dalla Germania che, invadendo il Belgio (che era neutrale), sperava di conquistare Parigi e battere la Francia con una “guerra-lampo”. La sua avanzata venne rallentata dalla resistenza belga e successivamente dalle truppe francesi lungo il corso della Marna. Lì le truppe si fermarono e costruirono un fronte fatto di lunghe trincee per quasi 800 km. Si iniziò un'estenuante guerra di posizione e di logoramento.

La Russia attaccò da est e sconfisse l'Austria in Galizia, ma la Germania contrattaccò e con le battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri battè i russi. Anche a est si formò un fronte.

L'Italia non entrò subito in guerra. Giolitti e i liberali ritenevano che la nazione fosse impreparata a una lunga guerra; il papa Benedetto XV, la maggioranza dei cattolici e molti socialisti erano pacifisti.

Alcune forze, tuttavia, erano favorevoli all'entrata in guerra:

  • i nazionalisti, che volevano uno Stato forte anche sul piano internazionale;

  • gli irredentisti, che speravano di combattere la “quarta guerra di indipendenza”;

  • i socialisti rivoluzionari che speravano di trasformare la guerra in una rivoluzione dei proletari;

  • i proprietari delle grandi industrie che vedevano nella guerra l'occasione di grandi affari (forniture di armi).

I “neutralisti” e gli “interventisti” discussero a lungo, talvolta in modo violento, finché il Primo Ministro Salandra (succeduto a Giolitti), d'accordo col re, stipulò un patto segreto (“Patto di Londra”) con la Triplice Intesa. In cambio della guerra contro l'Austria, che dichiarò il 24 maggio 1915, avrebbe ottenuto le terre irredente (Trento e Trieste) e Istria e Dalmazia. Si apriva un nuovo fronte di guerra lungo il fiume Isonzo.

Sui tre fronti di guerra, nonostante gli attacchi, le enormi perdite di uomini, l'impiego di nuove armi micidiali (carri armati, gas asfissianti, lanciafiamme...), nonostante i forti aiuti economici che Francia e Inghilterra ricevevano dagli Stati Uniti, nessuno riusciva a prevalere. Gli Stati avevano trasformato le loro economie per produrre armamenti, facendo peggiorare le condizioni di vita dei civili, ma grazie alla propoganda riuscirono a ottenerne a lungo a ottenere il consenso .

Inghilterra e Germania iniziarono la guerra sul mare: le navi inglesi bloccavano i rifornimenti diretti alla Germania, la quale rispose colpendo con i suoi sottomarini qualsiasi nave diretta in Gran Bretagna. Preoccupato per l'esito della guerra, il presidente degli Stati Uniti Wilson dichiarò guerra alla Germania. Quasi contemporaneamente in Russia, scossa da molte proteste, lo zar venne cacciato da una rivoluzione comunista. Lenin, il capo del nuovo governo, chiese un armistizio e poi firmò con la Germania una pace disastrosa (Pace di Brest-Litovsk) pur di non essere sconfitto.

Chiuso il fronte orientale, Austria e Germania spostarono molte truppe su quello italiano, dove costrinsero alla ritirata le truppe italiane (battaglia di Caporetto). Tuttavia l'Italia, al comando di un nuovo generale (Armando Diaz), riuscì a resistere lungo il fiume Piave.

Gli eserciti di Austria e Germania sembravano inarrestabili, ma cominciarono a mancare loro le risorse economiche e la popolazione era stanca della guerra. In Germania una rivolta militare si trasformò in una rivoluzione popolare che cacciò Guglielmo II e proclamò la repubblica (repubblica di Weimar). In Austria i tanti popoli si organizzarono per creare nuovi Stati autonomi, disgregando l'unità dell'Impero: l'imperatore abdicò e nacquero molte repubbliche.

La Germania e l'Austria repubblicane, scosse dalle loro crisi interne e non dopo alcune sconfitte militari, firmarono gli armistizi che posero fine alla guerra.


Triplice Intesa

Triplice Alleanza

Francia, Inghilterra, Giappone, Italia (dal 1915), Russia (fino al 1917), Stati Uniti (dal 1917)

Impero Austro-Ungarico, Impero Tedesco, Impero Ottomano, Bulgaria.


lunedì 2 marzo 2009

La Prima Guerra Mondiale - Carte












La Prima Guerra Mondiale - Cause

L'Impero Ottomano, uno Stato enorme di religione islamica, non riusciva più a controllare il proprio territorio: alcuni Stati europei ne avevano conquistato il territorio (es: Libia) e non riusciva a fermare coloro che, nei Balcani, chiedevano l'indipendenza. Erano soprattutto popoli di cultura slava cristiana che nell'Ottocento avevano costituito Stati indipendenti (Serbia, Montenegro, Romania, Bulgaria) e si erano alleati alla Russia, che aveva la medesima cultura.

Anche l'Impero Austro-Ungarico, guidato dall'anziano imperatore Francesco Giuseppe, era formato da molte etnie; nel 1908 aveva annesso la Bosnia-Erzegovina, in parte slava, causando le proteste della Russia. Al suo interno numerosi popoli aspiravano all'indipendenza (italiani di Trento e Trieste aiutati dall'Italia, slavi della Bosnia aiutati dalla Serbia).

Inoltre:

  • l'Inghilterra era in competizione con la potenza economica e militare (flotta) dell'Impero tedesco;

  • La Francia voleva rivalersi nei confronti dell'Impero tedesco (Alsazia e Lorena);

  • l'Italia provava un certo rancore nei confronti della Francia (che le aveva “soffiato” la Tunisia) e verso l'Impero Austro-Ungarico per Trento e Trieste;

  • la Russia, alleata economica della Francia, difendeva i popoli slavi dei Balcani, anche allo scopo di avere qualche porto sul Mediterraneo.

In base ai singoli interessi, erano nate alcune alleanze:

  1. l'Inghilterra si era alleata con la Francia per contrastare la Germania e avevano coinvolto la Russia (Triplice Intesa);

  2. l'Impero Tedesco e l'Impero Austro-Ungarico avevano stipulato con l'Italia un patto di reciproca difesa (Triplice Alleanza), nonostante alcune divergenze tra loro (irredentismo).


Nel 1914 pertanto, nonostante oltre quarant'anni di pace, gli Stati europei erano in pessimi rapporti e animati da uno spirito nazionalistico.