venerdì 20 febbraio 2009

Colonialismo nel Novecento

Il colonialismo non era un fenomeno nuovo (Spagnoli e Portoghesi nell'America Centrale e Meridionale, Inglesi e Francesi nell'America Settentrionale, etc.), ma alla fine dell'Ottocento assunse forme nuove.

Molti furono i motivi.

  1. Spinte dalla rivoluzione industriale, la grandi potenze si sentivano superiori e cercavano nuove materie prime e popoli a cui vendere i propri prodotti per scongiurare crisi di sovrapproduzione.

  2. Spinte dall'orgoglio nazionale (nazionalismo), rivaleggiavano nell'estendere le colonie.

  3. Spinte dal sentimento di superiorità della razza bianca, credevano di poter sottomettere gli altri popoli.

  4. Spinte dalla convinzione della superiorità della civiltà occidentale, si sentivano in dovere di migliorare la condizioni di vita dei popoli sottomessi (il “fardello dell'uomo bianco”).


Spesso venivano inviati missioni esplorative, alle quali seguivano commercianti, industriali e militari. Alle colonie vennero imposti un rigido controllo militare, le proprie leggi e la propria cultura.

Questo fenomeno prese il nome di imperialismo (costruzione di un impero) e si rivolse verso l'Africa e l'Asia.


Per evitare scontri, la grandi potenze si riunirono nella Conferenza di Berlino e si accordarono per spartirsi l'Africa. Scontrandosi con l'Impero Ottomano e i deboli Stati africani, nei vent'anni successivi tutti i territori vennero conquistati e furono creati pochi stati dai confini arbitrari, senza badare alle tradizioni locali.

Gli occidentali portarono effettivamente molte innovazioni (scuole, ospedali, nuove tecniche agricole), ma spesso trasformarono l'economia esclusivamente a loro vantaggio (estrazione di materie prime, monocolture per l'esportazione).


In Asia il millenario Impero Cinese, abbastanza potente da resistere agli eserciti europei, non venne colonizzato, ma fu costretto a stipulare “trattati ineguali”, che prevedevano concessioni di porti e sfruttamento della materie prime a favore degli Occidentali. Un gruppo di patrioti cinesi si ribellò (rivolta dei Boxers = “pugili”), ma venne repressa dagli eserciti stranieri.

L'economia dell'Impero Indiano era controllata fin dal '700 dalla Compagnie inglese delle Indie Orientali; a metà '800 divenne formalmente una colonia dell'Inghilterra, che controllava così circa un quarto della superficie di tutto il Pianeta!

La Penisola Indocinese era nelle mani della Francia; l'Arcipelago Indonesiano in quelle dei Paesi Bassi.


Anche l'Italia iniziò la sua politica coloniale.

Dopo l'apertura del Canale di Suez, riuscì a conquistare l'Eritrea e a imporre il suo protettorato sulla Somalia; quando tuttavia cercò di penetrare in Etiopia (o Abissinia) il suo re (“negus”) reagì e sconfisse le truppe italiane: l'Italia firmò allora il Trattato di Uccialli che le riconosceva vari possedimenti. Quando però, alcuni anni dopo, l'Italia cercò nuovamente di conquistare l'Etiopia venne definitivamente sconfitta (battaglia di Adua) e il Primo Ministro Crispi dovette dimettersi.

Nel 1911-12 Giolitti riprenderà la politica coloniale: non potendo occupare la vicina Tunisia (in mano alla Francia), si impadronì della Libia, dove si sperava di far emigrare molti italiani, e dell'arcipelago del Dodecaneso, sottratti all'Impero Ottomano.

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